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E venne
chiamata due cuori è un libro scritto da Marlo Morgan e
pubblicato nel 1994. La vicenda è autobiografica,
l’autrice ha voluto mettere per iscritto questa storia
per trasmetterci il messaggio che ha ricavato da questa
esperienza unica. Il titolo si ricollega al nome che le
viene dato una volta che il viaggio è stato completato:
Due Cuori, uno da Mutante, uno aperto ad accogliere il
messaggio della Vera Gente e a custodirlo per poterlo
trasmettere, a sua volta, ad altri.
Il racconto inizia quando una mattina, la protagonista
viene accompagnata ad un raduno tribale di aborigeni.
Ancora era all’oscuro di quello che realmente
l’aspettava. La jeep che avrebbe dovuto trasportarla a
destinazione, però, la conduce attraverso il deserto in
un luogo in cui non avrebbe mai immaginato di andare:
nell’Outback, ovvero una parte del deserto australiano,
abitato tuttora da aborigeni. La sorpresa, o meglio, lo
shock è tale che l’autrice non ha neanche il coraggio di
ribellarsi niente e ben presto si trova vestita con
abiti tipici aborigeni e con tutti i suoi soldi,
gioielli e abiti bruciati in un falò. Ma non finisce
qui, perché praticamente è obbligata a seguire tutta la
tribù nel cuore del deserto per una passeggiatina di tre
mesi.
A questo punto della storia c'è un flash-back, in cui
viene spiegato perché l’autrice si trova nell’Outback.
Grazie al suo lavoro, le è stata offerta l’opportunità
di vivere per 5 anni in Australia. Ben presto, però, è
stata colpita dall’opinione degli australiani sugli
aborigeni, spesso discriminati. L’autrice si avvicina ad
un gruppo di aborigeni e li introduce nel mondo del
lavoro. Per questo doveva partecipare a quell’incontro,
per parlare dell’organizzazione che aveva creato e il
successo che aveva ottenuto. Lei credeva che
l’esperienza non durasse più di due giorni, dato che non
avevano nè provviste di cibo né di acqua, ma ben presto,
imparerà che la Vera Gente (così sono chiamati gli
aborigeni) si procura il cibo di volta in volta,
cacciando le cose più inimmaginabili: serpenti,
scarafaggi, formiche. Si accorge, man mano che i giorni
passano, che il legame creatosi con la Vera Gente è
molto forte e che la loro tribù è ben organizzata,
ognuno ha un proprio compito, scandito anche dai nomi
che i membri decidevano di darsi: Guaritrice, Anziano,
Donna dello Spirito, Fabbricatore di Utensili sono solo
alcuni dei nomi che troviamo nel libro. Gli aborigeni
non sono soliti festeggiare i compleanni, ma festeggiano
solamente quando una persona del gruppo diventa matura e
sanno solo loro quando questo avviene. Queste persone
sono capaci di comunicare tra loro con la telepatia o di
compiere dei veri e propri miracoli, come ad esempio la
guarigione di un adulto del gruppo, che si era
fratturato una gamba. Marlo Morgan, in tre mesi di vita
con gli Aborigeni, impara a carpire ed apprezzare il
loro mondo, fatto di piccoli gesti, ma sempre con grande
rispetto per la natura e per gli uomini. Impara a vivere
con ciò che offre Madre Terra, scopre il loro modo di
comunicare con la telepatia, la loro medicina
alternativa, la loro forza del pensiero e la loro
memoria storica che riesce a ricordare eventi fino a
cinquantamila anni prima. L'autrice scopre di aver
deciso molto prima di intraprendere questa avventura, in
un'altra dimensione, insieme a Cigno Reale Nero (il capo
tribù). Infatti, essendo nati lo stesso giorno avevano
programmato di ritrovarsi cinquant'anni dopo. Lei
continua il viaggio intrapreso, diffondendo al mondo
intero il loro messaggio spirituale, cercando di
stimolare il lato positivo di tutti gli uomini.
Il libro, romanzato ma reale è semplicemente
l'esperienza vissuta in prima persona dall'autrice,
un'esperienza ricca di amore verso la vita e la natura
che ci circonda, un romanzo che mi ha arricchita molto.
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